Descrizione
Il ripostiglio di monete di Santo Stefano, così come oggi lo conosciamo, non rappresenta l'intero e originario gruzzolo, che era certamente più ampio delle 19 monete d'argento che si sono conservate, ma solo la parte che, il 29 agosto 1927, è stata trovata in un'abitazione privata di Santo Stefano di Rogliano.
Non è possibile avere la certezza sulla loro reale provenienza: mentre lo stato di conservazione piuttosto omogeneo permette di ritenere che si tratti di monete provenienti da un unico ripostiglio, rimane incerto il luogo in cui sono state effettivamente rinvenute, probabilmente tra il 1912 e il 1913.
È incerto persino se provengano proprio dal territorio comunale di Santo Stefano di Rogliano: si tratta comunque di nominali già attestati nella piana lametina, nei ritrovamenti di Sambiase e Curinga, che è, per la sua fortunata posizione geografica a ca-vallo tra mar Ionio e Mar Tirreno, uno dei principali snodi commerciali della Magna Grecia.
Dei circa 200 pezzi che dovevano originariamente costituire il ripostiglio, ne conosciamo solo 19, tutti stateri incusi, battuti dalle zecche di Metapontum, Posidonia, Sybaris, Caulonia,
Kroton.
Sulla base della cronologia delle monete, si può ritenere che il ripostiglio sia stato chiuso intorno al 470/465 a.C., dato che non vi si trova nessuna moneta coniata successivamente a quella data.
RIPOSTIGLI MONETALI:
I ripostigli sono più o meno consistenti gruzzoli di monete rinvenute assieme in seguito ad un antico e intenzionale occultamento;
per qualche ragione impossibile da ricostruire, le monete non sono state più recuperate dal loro possessore e vengono ritrovate proprio come erano state nascoste, per esempio all'interno di un vaso di terracotta.
E' questo il motivo per cui i ripostigli (o tesoretti) contengono nella maggior parte dei casi monete di alto valore intrinseco, cioè in metallo prezioso (oro, elettro o argento).
Negli scavi archeologici invece si rinvengono con maggiore frequenza monete di basso valore, prevalentemente di bronzo, smarrite accidentalmente e mai più recuperate. Questi reperti possiedono un considerevole valore storico, dato che, correttamente interpretate, documentano la moneta circolante e adoperata per gli scambi quotidiani da una data comunità in un preciso periodo storico.